Politica&diritti

Iran e diritti umani: cos’è successo durante la visita dell’Italia

“Abbiamo aperto un tavolo sui diritti umani”. Così Renzi alla conferenza stampa con il presidente dell’Iran Rouhani durante la quale i due hanno fatto il punto sulla visita della delegazione italiana a Teheran. Nessun altro dettaglio su chi componga il tavolo, quali scopi abbia e come intende trattare, ad esempio, la questione della pena di morte per cui l’Iran risulta in cima alla classifica dei paesi dove si consumano più esecuzioni al mondo (977 nel 2015, seconda solo alla Cina, stando all’ultimo rapporto di Amnesty International).
Parole, quelle di Renzi, che non hanno spinto le autorità iraniane sospendere neanche per un giorno le esecuzioni previste. Secondo quanto riporta IBTimes, infatti , in quei giorni si sono contate otto esecuzioni capitali, consumatesi nel carcere di Karaj. Sei delle persone giustiziate facevano parte del Consiglio Nazionale della Resistenza dell’Iran. Ecco i loro nomi: Ebad Mohammadi, Javad Sadeqi, Mohammad-Javad Mozzafari, Mostafa Ejlali, Hamzeh Dowlatabadi e Mehdi Haq-Shenas.

Alla vigilia della visita italiana, Shole Pakravan, madre di Reyhaneh Jabbari, una giovane iraniana giustiziata ad ottobre del 2014 dal regime dei mullah aveva scritto una lettera aperta al premier Renzi. Il caso di Reyhaneh Jabbari, condannata per avere ucciso a coltellate un agente dell’intelligence che aveva tentato di stuprarla, era diventato di interesse internazionale al punto che erano arrivati appelli da tutto il mondo perché le si risparmiasse la vita. Secondo l’opposizione al regime iraniano, la condanna a morte e l’esecuzione della diciannovenne aveva ragioni politiche, oltre ad essere del tutto illegale perfino rispetto alle leggi vigenti.
Vi proponiamo alcuni stralci della lettera di Shole Pakravan che potete leggere per intero sul sito del Consiglio Nazionale della Resistenza dell’Iran.

Shole Prakavan sulla tomba della figlia

“Il Primo Ministro d’Italia, arriverà in Iran domani. Potrebbe fare da tramite per i messaggi di coloro che sono scioccati e delusi per le esecuzioni in Iran. Potrebbe portare il messaggio del Papa, che chiede l’abolizione globale della pena di morte, o dire: “Basta esecuzioni pubbliche”. Potrebbe richiedere che si fermino le esecuzioni dei detenuti minorenni.
O forse potrebbe non dire molto sulle esecuzioni, ma sicuramente potrebbe accennare alle brutali amputazioni degli arti. No? Potrebbe non discutere affatto di tali questioni, perché il loro incontro poi sarebbe compromesso da tali fatti amari e raccapriccianti. Ma sono abbastanza sicura che dovrebbe citare l’espulsione delle minoranze religiose ed etniche dalle università o amministrazioni. Parlare di rilasciare quelle persone imprigionate, come Hossein Kazemeyne Boroujerdi e Mohammad Ali Taheri, le cui opinioni sono diverse da quelle dalla attuale amministrazione. Poi di nuovo, si potrebbe non parlare di queste cose. Ebbene, qual è il suo obiettivo nel venire in Iran? Invece di visitare i monumenti storici di Shiraz e Isfahan, potrebbe visitare le carceri per chiedere lo stato di Narges Mohammadi, per vedere come si sente ad essere lontano dai suoi due figli piccoli. Forse vuole visitare Hossein Ronaghi per vedere come è andato in sciopero della fame, anche se soffre di insufficienza renale. (…) Ma dubito che si recherà in visita i prigionieri. Potrebbe attraversare le strade di Teheran e vedere i giovani senza casa che chiedono l’elemosina a piedi scalzi. No, i finestrini della sua auto hanno i vetri oscurati e non può assistere a queste scene o non può parlare di loro nei suoi incontri.

Onestamente non ho idea del perché si rechi in Iran. Forse in cerca di denaro, di commercio, di petrolio, sanzioni e cose del genere.

Reyhaneh Jabbari durante il processo

In altre parole, forse qualsiasi altra cosa è importante per lui tranne i casi menzionati? Non ho idea. Forse questo primo ministro è una brava persona e potrebbe risolvere tutti i problemi di cui sopra. In questo caso, sarà ricordato per il futuro per la sua meritata reputazione e le sue buone azioni. Ma se esercita solo i propri interessi commerciali in Iran, allora deve sapere che in Iran c’è ancora un elevato numero di esecuzioni ed è ancora comune che le persone vengano torturate per estorcere ‘confessioni’, per non parlare di tutti gli altri problemi.

(…) Voglio essere fiduciosa che il Primo Ministro italiano, non cercherà di saccheggiare la ricchezza che ci ha dato Dio a costo di rimanere in silenzio nei confronti di un fenomeno contagioso chiamato esecuzione. Forse il primo ministro accetterà il nostro invito e starà al nostro fianco nella petizione per l’abolizione della pena di morte. Forse vuole anche un Iran senza alcuna esecuzione. Forse nei suoi incontri, dirà: No alle esecuzioni, No alla tortura”!

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