Inseguito e minacciato: giovane gay si rivolge alla polizia, ma nessuno lo aiuta

Aveva appena salutato il suo ragazzo con un bacio, sul lungomare e si stava dirigendo verso casa a bordo della sua bicicletta quando è cominciato l’inseguimento, gli insulti e la paura. È successo giovedì sera a Pescara ad un volontario del locale circolo Arcigay Chieti. La denuncia arriva proprio dall’associazione che ha diffuso una nota per raccontare l’accaduto.
inseguito_bici_chieti_omofobia1Secondo quanto riferisce Arcigay Chieti, salito sulla bici il ragazzo è stato subito inseguito da due uomini a bordo di un auto che gli urlavano contro insulti omofobici. Essendo l’auto più veloce della bici, i due hanno anche fatto diverse soste per aspettare il giovane, che intanto cercava di inventarsi un percorso diverso da quello che conduce a casa sua, per non rivelare loro il proprio indirizzo.

Al 113 non risponde nessuno, la Questura non lo aiuta

L’inseguimento e gli insulti sono andati avanti per un po’. In preda alla paura, il ragazzo racconta di avere chiamato prima il 113 senza ricevere alcuna risposta e poi la Questura che, però, gli ha detto di rivolgersi al 113. E non è tutto. Neanche una pattuglia che passava di lì è corsa in aiuto del giovane. Tuttavia, il passaggio degli agenti è stato sufficiente a fare scappare i due inseguitori.

Laa denuncia rifiutata

Il giorno dopo, il ragazzo si è recato sia in Questura che dai Carabinieri per sporgere denuncia: in nessuno dei due casi, però, la sua richiesta è stata accolta. La motivazione? Secondo quanto riporta l’associazione, gli agenti non avrebbero ritenuto di dovere accettare la denuncia perché, a loro avviso, non ci sarebbe stato alcun reato.

polizia“Noi di Arcigay Chieti vogliamo sottolineare e denunciare quanto sia grave non solo l’inseguimento minaccioso con ingiurie operato ai danni del ragazzo, che ha subito una vera e propria violenza privata – si legge in una nota dell’associazione – quanto anche la totale assenza di aiuto delle forze dell’ordine, che altresì hanno frettolosamente liquidato il ragazzo, non curandosi minimamente del fatto che non spetta a loro giudicare la presenza o meno di un reato in un episodio di violenza e ingiuria”.

Torna, quindi, a pochi giorni dalla Giornata Internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia, il tema della legge che in Italia ancora manca.
Lo ricorda la stessa associazione come il ddl che avrebbe dovuto includere l’omofobia tra i reati perseguibili ha “è arenata ormai da anni proprio a causa di posizioni di veto davvero incomprensibili”.

I consigli dell’avvocato: “Gridate e prendete elementi utili”

Sulla vicenda, l’associazione ha chiesto un parere all’avvocato Andrea Cerrone. “In casi come questo, ancorché shockanti e paralizzanti, bisogna tentare di farsi coraggio, urlare vigorosamente, attirare l’attenzione dei passanti e, se possibile, riuscire a raccogliere qualche elemento che valga ad identificare gli autori di queste poderose gesta medievali – consiglia il legale -. È vero che l’ingiuria è stata recentemente depenalizzata, ma è altrettanto vero che rimane illecita ed è previsto l’obbligo alle restituzioni ed al risarcimento del danno, oltre che l’obbligo di pagare una sonante sanzione pecuniaria civile, che va da 100 ad 8.000 euro”.

gay_rogo_omofobiaViolenza privata

Secondo l’avvocato, poi, stando al racconto ci sarebbe anche la possibilità che i due inseguitori debbano rispondere di violenza privata. È un reato che si configura “ogni volta che qualcuno, con violenza o minaccia, costringa qualcun altro a fare, tollerare od omettere qualcosa”. “Usare un’automobile per inseguire un ragazzo in bicicletta, arrestare la marcia, spegnere i fari, attendere che si avvicini, vomitargli addosso offese con tono minaccioso – spiega l’avvocato – e poi, ancora, spostarsi più avanti, aspettare che passi di nuovo e tendergli lo stesso agguato, non so per quante volte complessivamente, non è soltanto raggelante, ma è anche un reato”.

“Le forze dell’ordine hanno il dovere di accettare la denuncia”

Apparirebbe quindi incomprensibile la decisione degli agenti di polizia e carabinieri di non accettare la denuncia del ragazzo. “Rimango basito dalla risposta frettolosa che ha rimediato questo ragazzo dalle Forze dell’Ordine cui si è rivolto – commenta Cerrone -. Non è compito degli Ufficiali di Polizia giudiziaria decidere se una determinata condotta celi o meno un’ipotesi di reato. Essi sono obbligati a raccogliere le denunce”. È poi il giudice a svolgere le indagini. Infine, l’avvocato consiglia, a chiunque dovesse vedersi negare la possibilità di denunciare, di rivolgersi ad un legale. “La violenza privata è punibile d’ufficio – conclude Cerrone -; dunque la Polizia Giudiziaria (od il P.M.) che leggesse dovrebbe immediatamente riconvocare questo ragazzo, scusarsi per l’inconveniente, ed ascoltare con attenzione quanto ha da dire”.

Showing 2 comments
  • Facebook User
    Rispondi

    “ma gli agenti nessuno lo aiuta”…ripassare un po’ la grammatica?

    • redazione
      Rispondi

      È stato un errore, l’abbiamo corretto. Succede. 🙂

Leave a Comment

Inizia a digitare e premi Enter per effettuare una ricerca

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.