Higui, aggredita e stuprata perché lesbica, finisce sotto accusa per avere ucciso uno degli aggressori

Si chiama Analía Eva Dejesús, è argentina, ha 42 anni, e dallo scorso ottobre è detenuta con l’accusa di avere ucciso un uomo. Quella che, invece, la sua famiglia, lei stessa e i suoi amici raccontano, è una storia del tutto diversa. “Higui”, così la chiamano gli amici, è lesbica e quel giorno dello scorso autunno è stata aggredita da una decina di uomini che volevano “correggerla”.

lesbica_argentina2Un coltello per difendersi

“Ti faccio sentire una donna, lesbica!” le avrebbe detto uno dei suoi aggressori prima di sbatterla a terra e stuprarla, a Bella Vista. Non era a che quel gruppo di uomini se la prendeva con lei, così Higui da un po’ andava in giro con un coltello in tasca, per difendersi. E proprio durante l’aggressione dello scorso ottobre, la donna ha tirato fuori il coltello dalla tasca ed ha colpito uno degli aggressori, uccidendolo. Per questo è accusata di omicidio. Ma i giudici non hanno tenuto in alcuna considerazione la sua testimonianza e i suoi aggressori sono liberi e minacciano la famiglia di lei.

Un processo ingiusto

Secondo quanto denunciano i familiari e gli amici di Higui, gli investigatori non hanno neanche voluto considerare le evidenti lesioni che la donna presentava al momento dell’arresto.
Attorno alla storia di Eva “Higui” è nata una mobilitazione che ha coinvolto diverse persone e associazioni femministe e che si occupano di diritti. La famiglia e gli amici hanno creato una pagina Facebook per tenere aggiornati tutti sulla vicenda e non fare calare l’attenzione.

Raccolta alimenti e mobilitazioni

Diversi gli appuntamenti organizzati finora anche per raccogliere cibo e vestiti da donare alla donna le cui condizioni economiche sono molo precarie. Donna, lesbica e povera: sono queste, secondo amici e parenti, le “colpe” vere di Eva. La pagina Facebook è la voce della campagna Justicia por Eva (giustizia per Eva) e da lì è stata anche lanciata una petizione che chiede la liberazione immediata di Eva, tutt’ora detenuta nel carcere femminile di San Martín. Il prossimo 26 aprile, inoltre, è stata indetta una manifestazione.

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