“L’appello contro la regolamentazione della GPA -esordisce il Coordinamento- esprime, in maniera quasi violenta, la presunzione di sapere, sempre e comunque, cosa le donne desiderino e come vogliano definirsi” arrogandosi il “diritto di dare il nome di “madre” a donne che non desiderano essere definite in questo modo in relazione alla gestazione per altri, del tutto dimentichi del fatto che la maternità o la paternità non siano categorie meramente biologiche – essendo madri e padri donne e uomini che amano, crescono ed accudiscono i figli”.
“Le madri adottive, in quanto non madri partorienti, secondo la loro teoria non sono madri legali. Tale assunto ci porta drammaticamente indietro ad anni che nessuno vorrebbe rivivere“. Per questo, -conclude il Coordinamento Torino Pride- “si spera vivamente che nel dibattito che si aprirà, in seguito all’appello, si ritrovi la ragione e si abbandonino le ideologie di comodo utili solo all’esposizione mediatica di qualche politico dalla carriera appannata“.
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