Rainbow

Ghosting: perché diventiamo fantasmi quando una relazione sta per finire

Un fenomeno in crescita, quello del Ghosting, ovvero di diventare un fantasma per arrivare alla rottura di una relazione. Rappresenta la fine della relazione romantica tagliando ogni contatto ed ignorando i tentativi dell’ex di farsi sentire e viene sempre più spesso messo in atto quando si decide di andare via da una relazione, di allontanarsi e chiudere il rapporto, in “modalità aereo”. Sparire, come unica soluzione, per uscirne. Nella società occidentale, sempre più “liquida”, il meccanismo tecnologico del “chiudi la finestra” sembra iniziare a prendere parte della realtà più di quanto si immagini.

Il termine, è entrato nel nostro lessico dal 2014, quando un sondaggio di YouGov in collaborazione con l’Huffington Post ha evidenziato come l’11% degli americani interpellati avevano confermato di avere interrotto una relazione sparendo come fantasmi. Un successivo studio, più informale,  ha visto coinvolti 185 soggetti e ha confermato che il 16,7% degli uomini e il 24,2% delle donne si sono “trasformati” in fantasmi quando ormai la relazione volgeva al termine.

In pratica si smette di parlare, di rispondere a chiamate o messaggi, si diventa un “fantasma”, cambiando numero di cellulare, eliminando profili Facebook o eliminando foto dagli album fotografici condivisi sui social network.

Cosa si nasconde dietro il fenomeno? Per alcuni si tratterebbe di insicurezza, immaturità, incapacità di affrontare situazioni difficili, conflittuali, la difficoltà ad incontrare il partner e discutere circa la separazione e la fine dalla relazione di coppia. Oppure, come afferma la dottoressa in Scienze Psicologiche Fernanda Werner, potrebbe essere un gesto esasperato, sintomo dell’aver perso la fiducia nel partner di sentirsi ascoltati. Dunque, il sentimento di impotenza farebbe fallire il confronto con l’altro e il tentativo di comunicare uno stato d’animo. Inoltre, tale mancanza di confronto potrebbe dipendere anche dalle proprietà manipolatorie del partner, sia nella dialettica che nella gestione della relazione. Di nuovo una difficoltà, quindi, di comunicazione con il o la partner, su un argomento delicato: le emozioni.

Secondo il Modello Sistemico della Comunicazione della Scuola di Palo Alto è impossibile isolare la persona dal contesto di relazioni in cui è inserito. Dunque, la comunicazione viene intesa come scambio di informazioni in grado di produrre il cambiamento, in un processo interattivo e circolare, in cui il messaggio del mittente influenza ed è influenzato dal comportamento del ricevente. Nel 1957 Watzlavick, Beavin e Jackson fondano alcuni principi della comunicazione di cui, nell’ottica del Ghosting, appare importante rivederne il primo: “Non si può non comunicare”. Qualsiasi comportamento ha valore di messaggio, dunque anche il silenzio, in realtà sta comunicando un qualcosa. Sparire, in questo senso, diventerebbe una reazione attiva al comportamento altrui. Ma oltre alla “pragmatica” della comunicazione non bisogna dimenticare il vissuto emotivo, personale e di come la coppia si vive in relazione.

Comunicare in modo efficace nella coppia è importante per poter continuare ad affermare se stessi e ad esprimere le proprie emozioni e bisogni, ascoltando, osservando, riconoscendo e comprendendo anche quelle del/della partner. Queste attenzioni, apparentemente “scontate” o “banali” prevedono un impegno importante di entrambi i partner perché ci si potrebbe trovare davanti a situazioni in cui si è più vulnerabili, “scoperti”, cui talvolta si sopperisce, invece, con un atteggiamento difensivo e di chiusura. Domandare piuttosto che affermare, chiedere piuttosto che sentenziare, evocare toccando corde emotive piuttosto che spiegare ed agire, invece che pensare, sono possibili strategie utili alla coppia e a rendere nuovamente fluida la relazione.

Nei casi di difficoltà diventa essenziale riattivare le risorse comunicative della coppia, in modo tale che l’“io” e il “tu” si trovino a comunicare sul “noi”, costruendo spazi “divisi” e “con-divisi” ove ciascuno possa “cum-partecipare” insieme all’altro, per lo sviluppo di se stessi e per lo sviluppo progettuale della coppia in relazione. Quando le risorse comunicative della coppia sono dormienti o bloccate o si ha semplicemente difficoltà a renderle efficaci, allora sarebbe bene comunicare invece che innalzare muri o porre distanze dettate da sentimenti negativi (Santandrea, 2008). Perché il rischio è quello di diventare dei “fantasmi”. E si sa che i fantasmi esistono proprio perché precedentemente qualcosa è rimasto in sospeso.

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