Storie

Storia di Riccardo, gay e disabile, e di quell’orsetto al Roma Pride

Nelle scorse settimane abbiamo chiesto ai nostri lettori e alle nostre lettrici lgbt+ con disabilità di raccontarci le loro storie. Dopo la storia d’amore di Katya e Silvia, oggi diamo la parola ad un giovane single. Come tanti coetanei, usa le più comuni chat d’incontri per cercare ragazzi gay tuttavia i risultati non sono sempre quelli sperati.
Se hai una storia da raccontarci, scrivici qui.

Mi presento. Mi chiamo Riccardo e ho 28 anni. Sono gay, disabile e sono single per scelta. Sì, per scelta degli altri. Abito a tre ore da Firenze, circa cinque da Bologna o due da Roma e, diciamocelo, se sei disabile, non è il massimo trovarsi fuori dal mondo. A complicare le cose ci pensa “la bastarda”, ovvero la tetraparesi spastica. Utilizzo la sedia a rotelle e le mie mani hanno una spasticità distribuita in maniera non equa. Per farla breve, ciò significa dipendere fisicamente da altre persone. Buttarmi sulle chat d’incontri è stato un passo quasi obbligato per me. Cosa cerco? Beh… Il sesso fine a se stesso non è una priorità. Sia chiaro: non lo escludo a priori, ma mi piacerebbe raggiungere qualcosa di più profondo del solito “Sei A o P?”.

Non mancano delle interessanti eccezioni ma spesso anch’esse si dimostrano delle grandi delusioni. Come quella volta in cui un bel tipo su PlanetRomeo mi scrisse ed io ero doppiamente contento perché non solo era un bel tipo ma abitava anche vicino. Ci incontrammo in un bar e a fine serata mi chiese se poteva baciarmi e scattò il bacio in pubblico. Visto il successo apparente, accettai un secondo appuntamento, e fui felice quando questo si concluse con fra le lenzuola. Sembrava andasse alla grande. Sembrava. I giorni successivi iniziò ad accampare mille scuse per allontanarsi. Mi disse anche di essersi fidanzato, ma è ancora iscritto su PlanetRomeo.

Vi ho stupito parlandovi di un incontro sessuale? Essere su una carrozzina non mi rende asessuato. La voglia c’è, eccome e, come sosteneva qualcuno, “In attesa di quello giusto, mi diverto con quelli sbagliati“. Il fatto è che queste persone sbagliate puntualmente non arrivano mai all’orgasmo. Questo aspetto mi fa riflettere perché, dal basso della mia moderata cultura in materia, se è vero che l’orgasmo ha una componente psichica, significherebbe che queste persone erano a disagio. Talmente a disagio che, dopo anni di incontri, posso riferire che solo due (due!) dei ragazzi in cui mi sono imbattuto hanno scelto di parlarne apertamente.

Se come avrete capito, l’argomento incontri è un tasto dolente, ciò che amo di più della comunità Lgbti sono i Pride. Spesso demonizzati dai mass media, apprezzo l’atmosfera di libertà che si respira in queste occasioni. Nella quotidianità non lo faccio ma ricordo che una volta, al Roma Pride, mi sono truccato pesantemente, con buona pace del binarismo di genere. Pensavo davvero che sarei stato vittima di qualche episodio di intolleranza, invece i ragazzi molto giovani mi facevano foto e complimenti, mentre un bell’orso chubby oltre a scattare una foto decise anche di baciarmi sulla guancia. Credetemi, in 28 anni di vita si impara a distinguere se una persona ti sta baciando perché ti ritiene una sorta di santino in carne ed ossa, oppure perché ha voglia di fare un gesto d’affetto, di simpatia o di attrazione. A me quel bacio ha fatto piacere, anzi lancio un appello: se quel bell’orso chubby stesse leggendo queste righe, lo inviterei a scrivermi perché quel ragazzo truccato col cappello a punta sono io. In generale mi piacciono i Pride perché in quelle giornate non sento gravare su di me il peso della disabilità. Tutto ciò che mi interessa è viverli ricordando come tutto è iniziato, con i moti di Stonewall che tanti dimenticano, far sentire la mia presenza e la mia voce. E, perché no?, anche scatenarmi cantando YMCA, Toxic, e tutti i cavalli di battaglia immancabili al Pride.

Ho ancora dei sogni? Sì. A partire da un marito. Niente figli, direi: non è un mondo in cui vorrei vederli crescere. Vorrei lavorare, magari a contatto con le persone, e guadagnare il mio stipendio per essere indipendente. Vorrei una casa che mi permetta di aprire al corriere quando comprerò migliaia di cavolate su Amazon; vorrei (almeno) un cane per tutta la vita. Infine, ma tutt’altro che secondario, vorrei avere degli amici con cui cantare al karaoke e compagni di avventure con cui viaggiare, amici con cui andare a mangiare la pizza e il sushi e, magari, andare al cinema. Ma niente film dell’orrore. È troppo?

Hai una storia da raccontare? Scrivici qui.

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