La festa del papà e la tegola in testa

E poi anche nella “illuminata” Bologna ti piove d’improvviso la tegola in testa.
Mi ero completamente disinteressato del discorso “festa del papà” e “festa della mamma” perché avevo dato per scontato che questo genere di feste fossero completamente superate e perché in effetti al nido dove prima andava Luca (e adesso va Alice) sono da sempre molto attenti all’inclusione.
E invece parlando con una mamma di un compagno di classe di Luca qualche settimana fa scopro che nella sua scuola dell’infanzia le maestre hanno deciso di festeggiare queste feste.

Un disegno di Luca per il suo papà

I papà, le mamme e le “dade”

“Pensa” mi dice lei, convinta di dirmi qualcosa di meraviglioso “visto che c’è Luca le maestre hanno pensato di festeggiare la festa del papà e la festa delle mamme e delle dade” (“dade” è il bolognese per “tate”, indica anche le maestre dell’asilo e le bidelle, ndr).
Avrei voluto avere una telecamera accesa puntata sulla faccia per registrare la mia reazione sconcertata.
La festa “delle mamme e delle dade”?!
Il giorno dopo ho chiesto un incontro urgente con le maestre.
Ero pronto sul piede di guerra, avevo già allertato il mio team di amiche pedagogiste e insegnanti.
Per fortuna però l’incontro è stato molto sereno.
Le maestre dopo aver lanciato questa idea si erano infatti confrontate con la pedagogista del Comune di Bologna che le aveva, ovviamente, dissuase da questa idea malsana e invitate a non festeggiare le due feste o, al più, a festeggiare una festa della famiglia.

Una festa per i genitori, non per i bambini

Un po’ come in un mio pezzo sullo stesso tema d due anni fa ci aveva detto Manuela Loforte, presidente di Frame.
La cosa più sconvolgente di tutta la vicenda è che le povere maestre di Luca (precarie in una scuola in cui le maestre delle altre sezioni sono di ruolo e li da 20 anni) in realtà avevano già provato a convincere le colleghe a fare una festa della famiglia. Ma c’era stato un NO assoluto con frasi assurde tipo “eh, ma l’abbiamo festeggiate tutti gli anni, non possiamo non festeggiarle quest’anno, i bambini ci rimarrebbero male”.
Ai bambini non frega nulla. Al più ci sono dei genitori che hanno questo bisogno di sentirsi gratificati con un lavoretto una volta l’anno (sigh!).
Non contente le colleghe maestre hanno detto anche “be’, ma Luca deve confrontarsi con il fatto che ha una realtà familiare diversa dagli altri”.

Tante famiglie, tutte diverse

A me sembrava di sognare. Luca ha ben presente che ha una realtà familiare diversa dalla maggioranza dei suoi compagni di classe, ne è ben consapevole e lo vive molto serenamente. Ma non per questo deve esserci un’occasione in cui sentirsi escluso. A che pro? Creargli un trauma?
In classe di un amico di Luca, in un’altra scuola, c’è un bimbo che, poverino, nel giro di due anni ha perso la mamma per un tumore e il papà che si è suicidato perché non ha retto il colpo.
Nessuna delle maestre della scuola, per fortuna, si è sognata anche solo di pensare di fare una festa del papà o della mamma o anche dei genitori. Lui ha capito che i suoi genitori non ci sono più, ma perché traumatizzarlo?

La festa della famiglia

Per fortuna comunque le maestre di Luca si sono imposte e dunque non ci saranno festa del papà o della mamma. Si farà, invece, la festa della famiglia.
Su come la penso su queste feste non mi dilungo (potete leggere il link sul post di due anni fa, più su), più che altro sono giorni che canticchio “Io sono Francesco” di Tricarico.
E per quest’anno è andata, ma che fatica!
Buona festa dei papà a chi ci crede e a chi no ma parafrasando una frase degli omofobi “giù le mani dai bambini!” 😬😂

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