Politica&diritti

Una famiglia di Riso: no alle violenze ma quel film presta il fianco agli omofobi

Il regista del film

La violenza è sempre sbagliata. Su questo siamo tutti e tutte d’accordo. Se poi essa è di stampo omofobico, è sbagliata due volte. Innanzi tutto, perché è “violenza” appunto. In secondo luogo perché si basa su una discriminazione. Per questa ragione ciò che è successo a Sebastiano Riso, aggredito nell’androne di casa da un gruppo di persone a causa del suo film Una famiglia, è qualcosa che non solo condanniamo fermamente, ma che coinvolge (e sconvolge) la nostra sensibilità di individui, di cittadinani/e e di militanti del movimento Lgbt. Eppure, in relazione a quanto è successo e alla pellicola in questione, c’è un ma.

Le dichiarazioni del regista

Interpellato sull’accaduto, Riso ha dichiarato che si è sentito attaccato tre volte: «Come omosessuale, come regista e come persona. Come omosessuale perché, mentre mi colpivano, mi rivolgevano insulti omofobi. Come regista e come persona perché quegli insulti facevano riferimento a tematiche affrontate nel mio ultimo film, come la possibilità per le coppie gay di formare una propria famiglia». A quanto si legge, infatti, gli individui in questione avrebbero aspettato il regista sotto casa e lo avrebbero aggredito per il tema trattato nel film, apostrofandolo con insulti e ricordandogli che i gay non possono e non devono aver figli.

La confusione tra sfruttamento e Gpa

La locandina del film

Peccato che il film di Riso non parli esattamente di questo, ma faccia confusione tra due aspetti tra loro abbastanza diversi: da una parte, c’è il tema della vendita clandestina dei bambini, dall’altra quello dell’omogenitorialità. In Una famiglia questi piani sono confusi tra loro a tal punto che il messaggio che passa è il seguente: se due gay vogliono diventare genitori, alla fine i figli se li comprano. Non è un caso che all’anteprima della pellicola, essa abbia ricevuto critiche non proprio positive da parte della senatrice Monica Cirinnà, che ha fatto notare come questa “leggerezza” rischia di favorire la generalizzazione per cui omogenitorialità maschile, “utero in affitto” e sfruttamento della donna sono realtà tra loro inscindibili.

La solidarietà dei movimenti omofobici

Non è un caso che a salutare con favore questa pellicola siano state due realtà che si sono caratterizzate per la loro totale contrarietà nei confronti della genitorialità maschile, tra gli omosessuali maschi: i movimenti no gender e omofobici, da una parte, e il femminismo ad essi collaterale (quanto meno nei fatti) dall’altra. Contro l’aggressione di Riso, infatti, si sono schierati personaggi del rango di Gandolfini, che non ha perso occasione di tirare in ballo il tema dello sfruttamento femminile. Anche Arcilesbica Nazionale non ha perso occasione di salutare con favore il film per la tematica scelta e ben note attiviste hanno già cavalcato l’onda in funziona anti-Gpa.

Un manifesto contro la Gpa

Gandolfini al Family day

Si è creato, quindi, un vero e proprio corto circuito. Riso si lamenta di un’aggressione la cui matrice lo offende in quanto gay, anche per il fatto che le persone omosessuali – per chi lo ha aggredito – non sono degne di accedere alla genitorialità. La stessa narrazione però, a ben vedere, è utilizzata da quelle realtà che solidarizzano con lui. Dai movimenti omofobici e dalle femministe contrarie alla genitorialità maschile, che esaltano il suo film facendolo assurgere manifesto contro la gestazione per altri. Non sappiamo se anche quest’evidenza offenderà Riso nella sua persona, ma se così fosse dovrebbe essere vissuta partendo da un profondo ripensamento dell’opportunità e della bontà di una pellicola che sta divenendo punto di riferimento per gli omofobi. E l’omofobia, ricordiamo (anche a Riso) è quel pensiero a cui si sono rifatti gli energumeni che lo hanno picchiato.

Perché la Gpa non può essere confusa con lo sfruttamento

Ricordiamo, per completezza, che bisogna fare un distinguo profondo tra pratiche illegali e legittimi desideri o la possibilità di accedere a pratiche di procreazione. Lo sfruttamento di esseri umani, le situazioni di violenza sono sempre da condannare (lo si diceva, per altro, in apertura). Un’altra cosa è invece la possibilità di fare una Gpa all’estero, da parte di una coppia (etero o gay) che grazie alla disponibilità di donne libere e al di fuori di situazioni di bisogno materiale permettono a chi non può di avere figli. Ricordiamo infine che una situazione come quella descritta dal film di Riso – la coppia gay che compra un bambino da una famiglia etero che lo mette in vendita – sarebbe ritenuta un reato, in ogni caso. Anche se in Italia venisse approvata una legge che regolamenta la gestazione per altri. Tutto questo il film di Riso sembra proprio dimenticarlo. E non è un bene.

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