Pochi giorni fa, guardando il bel servizio della fotografa Nicoletta Valdisteno sulla nostra famiglia (le foto che trovate su questo post sono tratte da lì) mi sono messo a fantasticare.
Guardavo le nostre foto, la felicità impressa sui nostri volti e in modo molto sereno ho pensato: sono fortunato, spero che questo sogno che vivo duri. Ma ho la consapevolezza che tutto può cambiare, che le persone cambiano, le storie si evolvono.
Vi sembrerà incredibile, ma io al mio divorzio ci penso abbastanza di frequente.
E ci penso più spesso proprio quando va tutto bene: senza ansie, senza timori infondati.
Ci penso perché semplicemente credo che sia una variabile naturale dei rapporti, qualcosa che può accadere. Lentamente, giorno dopo giorno. O magari all’improvviso.
Siamo oceani in movimento, percorriamo tratti di strada insieme. A volte lunghi, a volte brevi, a volte ci trasformiamo in oceani distanti.
Il mio matrimonio potrebbe durare “finché morte non ci separi”, oppure come ho scritto di recente su Facebook, potrebbe durare fino alla fine di questo mese.
Questo non toglierebbe nulla alla bellezza di quello che è stato, alla sincerità dei sentimenti vissuti e in parte raccontati attraverso questo blog o in altri contesti pubblici.
Non credo sia importante citare il suo nome, entrare in quel circolo vizioso di una sorta di gossip senza senso. Né tanto meno vale la pena citare gli autori delle invettive, di quelli pronti a giudicare le vite degli altri, i moralizzatori, gli odiatori di professione, quelli si preoccupano di puntualizzare se gli ovuli della donatrice siano stati acquistati o donati, invece che preoccuparsi di entrare in punta di piedi nella storia di una famiglia.
Non credo sia importante dire a costoro che già altri genitori omosessuali, anche famosi , si sono separati e i ragazzi (o i bambini) stanno bene.
Non è importante ricordare che tante coppie eterosessuali si separano e i ragazzi stanno bene.
E che è perfino fin troppo banale capire che se i ragazzi stanno male durante una separazione molto spesso dipende dalle guerre che si scatenano in certi divorzi e che questo nulla ha a che fare con la composizione familiare di origine.
Lo so, alla fine mio malgrado ho detto fin troppe banalità.
Forse alla fine a certi brutti personaggi bisogna dire soltanto “un bel tacer non fu mai scritto”, ricordando loro che poco importa se fu Dante o Iacopo Badoer a scrivere quella frase perché quello che conta, l’essenziale, è invisibile agli occhi: ai loro occhi, accecati dall’odio.
Un abbraccio a Claudio e a Manlio, al loro nuovo impegno come co-genitori senza essere più una coppia, ai loro stupendi tre figli, alla loro famiglia che tale resterà anche domani, bellissima e splendente come ieri e oggi.
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