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Discriminazione a Pontoglio: comune multato per i cartelli anti-islam

Il cartello incriminato

Il comune di Pontoglio, piccola località in provincia di Brescia, è stato condannato a pagare una multa di oltre 5.000 euro per discriminazione razziale. Il 30 novembre 2015, infatti, attraverso una delibera comunale erano stati istallati dei cartelli a sfondo marrone – uguali a normali cartelli turistici, per intenderci – in cui c’era scritto: “Pontoglio è un paese a cultura occidentale di profonda tradizione cristiana, chi non intende rispettare la cultura e le tradizioni locali è invitato ad andarsene”. Un messaggio non proprio di apertura e di accoglienza per tutti/e coloro di fede diversa.

Per tale ragione, la Fondazione Guido Piccini e l’Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione hanno denunciato in tribunale il Comune, che il giudice ha ritenuto colpevole di discriminazione collettiva verso chi professa altre religioni e verso chi non crede. Le due associazioni, nella loro azione legale, hanno anche richiesto che venisse accertata la discriminazione e la rimozione dei cartelli stradali e che venissero sostituiti con nuove indicazioni, come riporta Repubblica.it, con su scritto “siate i benvenuti qualunque sia la vostra religione, la vostra cultura, la vostra origine etnica, la vostra condizione sociale”.

Il municipio di Pontoglio

L’amministrazione cittadina, presieduta da una giunta di centro-destra formata da forzisti e Udc, ha provato a evitare la sanzione rimuovendo prima della sentenza i cartelli incriminati, ma ciò non ha impedito alla magistratura di accertare l’abuso e di punirlo, secondo quanto previsto dal nostro ordinamento. La nostra Costituzione, infatti, prevede non solo la libertà di culto, ma anche l’uguaglianza sostanziale per tutte le persone a prescindere dalla loro appartenenza religiosa. Prospettive, evidentemente, che non hanno mai fatto parte della cultura politica e giuridica di chi ha votato l’affissione di quei cartelli.

Riconoscersi nella tradizione cristiana, si legge nella sentenza, non può “essere strumentalizzato da un ente pubblico per ostacolare o condizionare, foss’anche nella semplice forma della persuasione, il libero esercizio dei diritti costituzionali da parte di coloro che non si riconoscono nel substrato culturale”. Una regola che, prima ancora della cultura giuridica della classe dirigente, dovrebbe essere di buon senso, soprattutto per chi ha l’ardire di rappresentare una comunità.

una veglia di sentinelle a Brescia

Di fatto, il razzismo e i sentimenti discriminatori contro le minoranze – e la provincia bresciana non è nuova a questo tipo di fenomeni, a cominciare dalla massiccia presenza di movimenti antigay sul territorio, fino a strutture dove si applicano le terapie riparative, per intenderci – hanno fatto in modo che l’intera città venisse multata per l’insipienza della sua amministrazione. Una sentenza che stabilisce che razzismo e affini sono sentimenti che nessuno può più permettersi. Fosse non altro per una questione puramente economica. E visto che aspiriamo ad essere persone civili, non solo per tale ragione. Qualcuno lo dica al sindaco di Pontoglio.

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