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David Sassoli neopresidente dell’Europarlamento: avrà cambiato idea sui diritti Lgbt?

David Sassoli è il nuovo presidente del Parlamento Europeo. Eletto al secondo scrutinio, come riporta Repubblica.it, l’esponente dem è il candidato presentato dal gruppo dei Socialisti e Democratici. La candidatura di Sassoli è stata avallata anche dal Ppe, cosa che ha assicurato ben 345 voti al rappresentante del Pd a Strasburgo. Per quanto riguarda le questioni Lgbt, questo risultato presenta luci e ombre. Vediamo perché.

La bocciatura del rapporto Estrela

Era il 2013, si votava per il rapporto Estrela. Tale rapporto chiedeva che l’interruzione di gravidanza sicura venisse considerata un diritto garantito dell’Unione Europea, e quindi riconosciuta dai suoi stati membri. La cosa suscitò il clamore e le proteste delle destre e delle forze clericali e ultraconservatrici. Per un pugno di voti, il rapporto non passò. Sei, per l’esattezza: questo il numero degli eurodeputati, purtroppo tutti del Pd, che astenendosi fecero saltare tutto. Tra questi, appunto, proprio David Sassoli. Il rapporto tutelava, per altro, la salute sessuale dei gruppi vulnerabili, anche delle persone Lgbt.

La posizione di Arcigay

Il parlamento di Strasburgo

Nelle recenti elezioni europee, la campagna di Arcigay A far l’Europa comincia tu sconsigliava il voto per Sassoli. «L’eurodeputato ha firmato la piattaforma di ILGA Europe» si legge nella pagina dell’associazione, che riporta la campagna «impegnandosi a tutelare e promuovere in caso di elezione i diritti delle persone LGBTI». Questo lascerebbe ben sperare, per quanto riguarda la comunità lgbt+. Tuttavia, si legge ancora, «l’eurodeputato non ha dimostrato durante la sua attività politica un impegno costante e attivo per i diritti delle persone LGBTI».

Che abbia cambiato idea?

Consapevoli che molti anni sono passati dal 2013 e che le persone possono cambiare idea, e considerando anche il clima politico fortemente mutato, dall’ultima legislatura (sia in Europa, sia in Italia) è possibile che le posizioni del neopresidente siano mutate nel senso di maggiore apertura nei confronti dei diritti delle persone Lgbt+. Non resta che augurarselo. Di certo, si valuteranno gli atti concreti. Sperando che siano in netta controtendenza rispetto a quanto visto fino ad ora.

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