“Non c’è niente che si insegni prima / Che non l’hai provata / … / Ho cercato nel conflitto / La parvenza di un sentiero / … / Almeno tu rimani fuori / Dal mio diario degli errori / Da tutte le mie contraddizioni / Da tutti i torti e le ragioni / Dalle paure che convivono con me / Dalle parole di un discorso inutile / Almeno tu rimani fuori / Dal mio diario degli errori“
Il Diario degli Errori – Michele Bravi, 2017
Quando una relazione d’amore finisce, spesso uno dei due partner subisce la scelta della rottura (mentre all’altro può rimanere il peso della decisione, talora sofferta) mentre sono meno frequenti le situazioni in cui i partner decidono di chiudere la relazione di comune accordo. Questo perché è probabile che la rottura sia stata determinata da molte situazioni di tipo conflittuale tra i due, fino alla separazione.
Tornare, dopo essersi separati e lasciati, muove spesso dall’erronea convinzione che i modi di pensare e i comportamenti dell’altro siano modificati o, più semplicemente dalla speranza che si possa, in qualche modo rimediare. Come se si dovesse o potesse, in qualche modo, “ri-appartenere, per potersi lasciare andare”, forse con un atteggiamento più romantico e meno realista sulle debolezze e sulle criticità che hanno portato alla rottura precedente.
Diventa, dunque, fondamentale, riuscire a vedere la propria storia e il proprio partner, ormai ex, da una prospettiva più distaccata per avere le idee chiare. Talvolta le abitudini e la vita impostata con certi ritmi aiutano a sentirsi più sicuri e si fa più fatica ad abbandonare il certo per l’incerto, perché si pongono nuove sfide, della persona, che possono creare nuove paure.
Bisognerebbe, quindi, avere il coraggio di ragionare consapevolmente su se stessi, valutare se sia necessario voltare pagina o fare un passo indietro. Il tempo e l’apertura ad un nuovo tipo di vita sono fattori estremamente importanti. Ma “ritornare” significa potersi permettere di migliorare il rapporto precedentemente logorato, ripartendo da zero e provare ad evitare di commettere nuovamente i vecchi errori. Tale posizione presuppone una sfida ancora maggiore, prima di tutto con se stessi: i cambiamenti sono possibili, ma impegnano. Ed allora la domanda potrebbe essere: “Quanto sono disposto a cambiare affinché le cose possano funzionare?”. Ma questo tipo di domanda può sollevare paure più importanti rispetto al ricadere nei propri meccanismi “automatici”.
Talvolta, però, basterebbe semplicemente un pizzico di coraggio in più. Voltare pagina per sentirsi ed essere liberi di cercare ciò che si vuole nella propria vita vuol dire anche reagire, ripartendo da se stessi. Come? Decidendo che nelle situazioni in cui ci si sente soli, senza più nulla e col vuoto intorno, si possa iniziare ad esplorare questo nuovo spazio vuoto e a ricostruirlo con le nuove esperienze che, in un qualche modo, avranno mostrato le proprie fragilità e nuove risorse per reagire positivamente.
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