Il chemsex è una pratica sessuale che prevede abbuffate di sesso della durata minima di 72 ore, trascorse senza dormire né mangiare, in uno stato costante di euforia ed eccitazione determinata dall’assunzione di droghe. Cristalli di metanefetamina, mefredone, GHB (gamma-idrossibutirrato) e GBL (gamma-butirolattone). E il sesso. Sono questi gli ingredienti principali del chemsex (letteralmente sesso chimico-sintetico).
“Il mefredone e i cristalli di metanfetamine sono degli stimolanti che aumentano il battito cardiaco e la pressione producendo euforia ed eccitazione sessuale, mentre il ghb è un potente disinibitore e un lieve anestetico”. Sembrano, così, emergere alcuni spettri. Quello della tossicodipendenza relativo alle sostanze d’abuso e quelli più legati alla sessualità: l’altissimo rischio di malattie sessualmente trasmesse, determinata dalla mancanza di inibizione causata dagli stimolanti assunti e la compulsività/dipendenza dal sesso.
Il tossicologo bolognese Salvatore Giancane afferma che “queste persone non riescono più a pensare una cosa senza l’altra, hanno una sessualità devastata, ma non sono dipendenti classici da sostanze.
In quest’ottica è logico pensare a quali possano essere gli effetti (negativi) sia a medio che a lungo termine sulla dimensione personale, relazionale e sessuale di chi pratica chemsex. Se il fattore droghe da un lato permette di sbloccare freni inibitori, timidezza, placare l’ansia da prestazione, permettendo di “lasciarsi andare”, dall’altro crea l’associazione forte nell’individuo che il sesso possa essere vissuto unicamente in questa modalità, trasformando in “noioso” tutto il resto.
Ma godere a pieno dell’esperienza erotico-sessuale significa in prima battuta essere coscienti in ogni momento del rapporto sessuale, anche quando si vive la sessualità in maniera trasgressiva che non vuol dire, in alcun modo, inconsapevole o completamente incontrollata. Il rischio (o la paura?) più grande, forse, rimane quello del “distaccarsi” dal momento, per “non sentire” l’altro con cui si entra in contatto, perdendo alcune parti dell’incontro sessuale legate più ai vissuti emotivi che non ai comportamenti sessuali, vivendo un “sesso a metà”.
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