Rainbow

E se il fisico non c’entrasse niente con l’attrazione sessuale? Ecco i sapiosessuali

“Nessuna bellezza fisica può competere con l’intrigo mentale. Quando una persona ti prende di testa, non c’è bellezza fisica che tenga”.
Enzo Amato

Cate Blanchett, Hugh Jackman, Eddie Redmayne, Ian Somerhalder sono sono alcuni dei volti noti e pubblici che si dicono attratti dalla mente del proprio partner e non dal fisico. Sono, insomma, sapiosexual.

Il termine sapiosessuale deriva dal latino sapiens sexualis e indica gli individui che trovano nell’intelligenza di una persona la caratterista sessualmente più attraente. In sostanza è una forma di attrazione erotico-sessuale per la mente altrui, spesso indipendente dagli stereotipi fisici. Il termine è stato coniato da Darren Stalder nel 1998 e definisce uomini e donne affascinati ed attratti da persone intelligenti, dotate di una mente vivace e brillante, dalle capacità di conversare in maniera arguta e dalla giusta dose di ironia e umorismo.

Cate Blanchette

Gli studi sulla sapiosessualità

La filosofia della comunità sapiosexual è supportata da due studi, uno canadese e l’altro belga. Secondo questi studi l’intelligenza erotica sarebbe la leva del desiderio per queste persone, fino a diventare un punto fondamentale affinché una donna possa raggiungere l’orgasmo. Ma soprattutto è la leva dell’intimità che può nascere dall’intesa mentale. Il concetto di “Make love to my mind”, infatti, sta diventando sempre più popolare, soprattutto attraverso i social network che raccolgono sempre più adesioni di persone che riconoscono di essere attratti dalla mente dell’altro, dalla sua intelligenza, invece che dalle caratteristiche fisiche.

Il sapiosessuale è dunque un individuo intelligente e attratto da conversazioni brillanti che considera come fulcro di una relazione a lungo termine. E l’aspetto fisico, svincolato dal fascino che difficilmente può essere misurato, dipende dalle priorità di ciascuno. Alcuni danno molta importanza al corpo e di conseguenza lo considerano discriminante nella scelta del partner. In questo caso contano maggiormente le idee, le opinioni, la sintonia intellettuale, un tratto caratteristico dei sapiosessuali (Suzuki, 2015).

Un nuovo orientamento sessuale?

Hugh Jackman

Prima di considerare l’attrazione erotica per la mente di un partner come orientamento sessuale è bene fare chiarezza, a prescindere dal fatto che si possa considerare (o no) un orientamento.
Ad oggi l’orientamento sessuale è associato all’eccitazione ovvero alla naturale espressione dell’attrazione erotico-sessuale nei confronti di un partner. Esso può rappresentarsi in termini di omosessualità, bisessualità ed eterosessualità (Kinsey, 1948, 1953).
La definizione di orientamento che deriva dal lavoro di Kinsey, fatto a metà del ‘900, sicuramente non riesce ad includere l’attrazione per delle caratteristiche non legate direttamente alla sessualità.

Inoltre, tale lavoro risente del fatto che numerosi aspetti e caratteristiche del comportamento sessuale non erano conosciuti perché non comprensibili, a volte rimasti nascosti per la paura della diversità (o della malattia). Internet, invece, ha permesso a molte persone di uscire dalla propria condizione di isolamento e di poter trovare il proprio gruppo di appartenenza (come è accaduto per gli asessuali che hanno iniziato a riconoscersi attraverso il web).

Eddie Redmaye

Internet ha abbattuto i muri

È bene dire, poi, che l’orientamento sessuale per come venne inteso da Kinsey riguarda l’eccitazione provata verso il genere sessuale di un partner e non era legato, invece, a caratteristiche distinte. Successivamente, dalla rivoluzione sessuale degli anni ‘70, all’avvento di internet, l’attrazione erotica e sessuale sembra risentire dei numerosi cambiamenti dovuti all’abbattimento di “muri” e sicuramente anche la stessa definizione di orientamento sessuale verrà rivista o semplicemente aggiornata. Seguendo il principio di fluidità sessuale descritto da Lisa Diamond (2000), l’attrazione erotico-sessuale sta già vivendo un momento di evoluzione in cui sembrerebbe dipendere più dalle caratteristiche degli individui invece che dal genere, dato per “integrato” in quanto non più rilevante.

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