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Annullato balletto in onore di Nureyev: la legge antigay in Russia colpisce ancora

Rudolf Nureyev

«Per chi si chiede che cosa sia il fascismo e quale sia la differenza con gli stati di diritto, ieri a Mosca il governo fascista di Putin ha cancellato al Bolshoi la serata di balletti dedicata a Nureyev», comincia così uno stato indignato di Franco Buffoni, sulla sua bacheca su Facebook. Il grande intellettuale e attivista – nonché tra i maggiori poeti contemporanei, in Italia – spiega subito dopo le ragioni della sua denuncia: «scenografie, coreografie e spirito dello spettacolo “violavano la legge”, voluta da Putin stesso, “contro la propaganda omosessualista”».

Scene di nudo e riferimenti all’omosessualità

Leggendo i quotidiani nazionali, apprendiamo che «la richiesta dell’oscuramento dello spettacolo sarebbe arrivata, secondo una fonte citata dall’agenzia Tass, direttamente dal ministro russo della Cultura Vladimir Medinski» proprio in ragione della famigerata legge già citata. E non solo. Tra i motivi dell’annullamento, abbiamo anche una buona dose di sessuofobia: «Molti ballerini avrebbero danzato completamente nudi e sul palco sarebbe stata mostrata una gigantografia di Nureyev nudo». Per il governo russo basta poco, insomma, per omosessualizzare i giovani russi: un balletto e far sapere che il destinatario della commemorazione era gay.

Il pianto dei ballerini

Vladimir Urin, il direttore del Bolshoi, mentre annuncia l’annullamento dell’omaggio a Nureyev

La decisione, si legge ancora, ha destato molto malumore e anche tra gli organi di stampa vicini al regime del presidente russo. Ilya Demutsky, il compositore del balletto, ha affidato una sua dichiarazione sui social network: «Non commento la cancellazione/spostamento di nureyev. Ci sarà presto una dichiarazione ufficiale. Amo tutti coloro che vi hanno lavorato (…) Amore. È Quello che sento per le 600 persone che si sono preparate per un balletto che non esisterà». I ballerini, appena appresa la notizia, sono esplosi in lacrime. Toni e sentimenti amari, insomma, come sempre di fronte alla censura.

L’omosessualità, bersaglio delle dittature

Si sta parlando in questi giorni, in Italia, di leggi che dovrebbero punire il fascismo con le solite polemiche di contorno. Buffoni ci ricorda, nel suo stato, come quel tipo di tirannide possa agire anche in contesti che – almeno sulla carta – dovrebbero essere accreditati come “democratici” (anche se sappiamo come viene gestito il dissenso in certi stati). Abbiamo visto come un altro leader tratta l’omosessualità, nel suo paese: ripensiamo a Erdogan e alla Turchia e alle terribili scene del pride di Istanbul. La repressione dell’identità e alle sessualità libere e non normative sembrano essere elementi caratterizzanti di questi regimi. Teniamolo bene a mente e cerchiamo di essere vigili.

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