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L’amore gay va in scena in periferia: “La seconda luna”, a Tor Bella Monaca

Diego e Tommaso vivono la loro storia d’amore nella vita di tutti i giorni. Una coppia gay come tante, verrebbe da dire. Se non fosse che, come accade nella quotidianità, arriva un agente esterno, qualcosa che spariglia le carte e che mette tutto in discussione. È questa, in sintesi, la trama de La seconda luna, pièce teatrale sui diritti civili mandata in scena oltre un anno fa a Bologna, scritta e interpretata da Andrea Zantonello e Alessandro Liuzzi, con la partecipazione di Marco Casoli, per la regia di Francesca Pierantoni. Pièce che arriva a Roma, domani, in una location “d’eccezione”.

Il teatro va in periferia

Il teatro si trasferisce in periferia, infatti. Una periferia difficile, come quella di Tor Bella Monaca, in via Bruno Cirino. Una scelta coraggiosa e di certo fuori dagli schemi. «Questo sta diventando uno spettacolo di servizio per noi ormai» dichiara a Gaypost Alessandro Liuzzi, uno dei due protagonisti. «È importante far arrivare il messaggio» aggiunge «e farlo arrivare a tutti: amare è un sentimento molto più elementare di quello che siamo portati a pensare. Siamo i primi, attraverso una storia di discriminazione, a voler urlare che questo è sbagliato. Allora, perché discriminare un quartiere rispetto a un altro solo perché il tessuto sociale è più difficile? Saremmo i primi a perdere in credibilità».

Una storia drammatica

L ‘idea di questo testo, ci dicono ancora Liuzzi e Zantonello, «nasce inizialmente dalla voglia di noi attori di misurarci insieme su una storia dal taglio drammatico, avendo precedentemente messo in scena spettacoli sicuramente più brillanti». E l’occasione la fornisce il confronto con la malattia, l’essere fragili rispetto alle proprie aspettative e i propri progetti di vita. «Ci siamo quindi chiesti cosa sarebbe successo a due persone dello stesso sesso, con una dinamica di coppia consolidata, se si fossero trovati a fare i conti con una situazione simile e ad affrontare tutte le conseguenze del caso. Fuori da ogni stereotipo, anche nella scelta del tipo di malattia: per rendere questa storia più vicina a un pubblico trasversale che non si sentisse autorizzato a escludersi dalla possibilità di questa vicenda».

La difesa dell’amore, nonostante tutto

La resa drammatica dell’opera è data dai due attori, Zantonello e Liuzzi, quasi sempre insieme in scena, come a simboleggiare insieme la forza della relazione e la sua disperata difesa di fronte alla vita e alla società. Insieme a loro c’è anche la figura di un “disturbatore”, interpretato da Casoli, che entra in scena in momenti precisi, rappresentando in modo sapiente “l’imprevisto”, con conseguente sconvolgimento, che piomba sulla vita dei protagonisti. «Un’esperienza bellissima», commenta quest’ultimo, “prelevato” dal mondo della danza, «i ballerini sono a loro modo degli attori, usano il corpo al posto della voce. È stata una bellissima avventura, un’ esperienza diversa».

Mostrare una vicenda umana

«Questa storia non ha nulla di eclatante o straordinario» ci rivela, ancora, la regista Francesca Pierantoni. «Nasce dal bisogno di raccontare una vicenda umana, profondamente umana. Il nostro fine non era quello di “dimostrare”, bensì “di mostrare”» un frammento dell’esistenza. «In modo che ognuno con i propri strumenti e il proprio giudizio possa trarre la sua conclusione sul bisogno di avere pari diritti e pari dignità». E allora ci si vede domani, al teatro Tor Bella Monaca. Perché andare a teatro è bello. Ed è bello ovunque trovi chi è disposto ad ascoltarti e a comprendere che di fronte a fatti quali l’amore o il dolore, si è tutti e tutte irriducibilmente uguali.

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