Grosseto, consiglio comunale respinge adesione a Re.a.dy

Il consiglio comunale di Grosseto, in Toscana, ha respinto la mozione del consigliere Carlo Da Martis, della lista Mascagni sindaco, per l’adesione alla rete Re.a.dy. Qualche settimana fa il comune di Siena era uscito dalla rete per volontà della amministrazione di centro-destra.

LA PROPOSTA DI DE MARTIS

Carlo De Martis, il capogruppo di una lista civica, aveva annunciato l’intenzione di proporre in consiglio comunale una mozione per iscrivere anche il Groseto alla rete Re.a.dy.

Alla testata locale Il Giunco De Martis aveva motivato la sua mozione in questo modo. «Basti pensare che in Italia, secondo le più recenti e autorevoli indagini, un cittadino su quattro è convinto che l’omosessualità sia una malattia, così come un cittadino su quattro associa omosessualità a immoralità – ha dichiarato De Martis -. Un cittadino su cinque addirittura ritiene poco o per niente accettabile avere un collega o un amico omosessuale, e le percentuali di ‘diffidenza’ aumentano di fronte all’idea che persone omosessuali possano ricoprire ruoli nell’insegnamento, nella sanità o nella politica. Ancora peggiore, se possibile, il quadro relativo al rapporto con le persone transessuali e transgender».

Il disagio dei più giovani

De Martis aveva spiegato come fosse «evidente come in questo scenario solo una piccola parte delle persone LGBT riveli il proprio orientamento sessuale, o denunci i crimini di odio di cui è vittima, così come è evidente il grave disagio in cui possono trovarsi nell’ambiente scolastico i ragazzi e le ragazze che non rientrano nello ‘standard’. Una discriminazione che si traduce anche in una violenza psicologica, subdola e micidiale, fatta di scherno, denigrazione e isolamento, oggi amplificata dall’uso dei social».

LE RESPONSABILITÀ DELLA POLITICA

Proprio per questi motivi Carlo De Martis ha richiamato al senso di responsabilità della politiche e delle istituzioni, sottolineando l’importanza dell’adesione a Re.a.dy. «Ebbene, coloro ai quali è affidata la responsabilità di una comunità hanno il compito di garantire a ciascuna persona il diritto alla propria identità, nei diversi ambiti della vita familiare, sociale e lavorativa, contribuendo così ad una crescita anche dell’intera comunità aveva dichiarato -. L’adesione del comune di Grosseto alla rete RE.AD.Y farebbe seguito a quella di altri comuni del nostro territorio e costituirebbe pertanto un passo importante in questa direzione, permettendo alla nostra amministrazione di contare sull’esperienza e le buone pratiche maturate da altre realtà».

MOZIONE RESPINTA

La proposta di De Martis avveniva pochi giorni fa e il consiglio comunale la ha bocciata lunedì. Era stato lo stesso De Martis a darne notizia sul suo profilo Facebook. «Nel consiglio comunale di ieri il sindaco e la sua maggioranza hanno respinto la mozione con la quale il sottoscritto proponeva che il nostro comune aderisse a Re.a.dy, la ‘Rete nazionale delle pubbliche amministrazioni antidiscriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere’ – ha scritto il consigliere -, che da anni lavora per la promozione e il riconoscimento di diritti e pari opportunità per le persone Lgbt – lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e transgender».

Favorevoli Pd, M5S e Passione per Grosseto

In una nota, resa pubblica ancora una volta dalla testata grossetana Il Giunco, De Martis ha aggiunto: «La mozione ha ottenuto il voto favorevole dei consiglieri dei gruppi del Pd, del Movimento 5 stelle e di Passione per Grosseto, che vorrei pubblicamente ringraziare, anche per gli importanti contenuti che hanno qualificato i loro interventi. Il voto contrario del consigliere di CasaPound, poi, era messo in conto (in fondo fascisti e diritti non sono mai andati granché d’accordo). Così come la stanca indifferenza di Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia. Ma che gli attacchi più forti contro questa proposta, e che ne hanno decretato l’affossamento, siano giunti dalle fila del sindaco, è un fatto di assoluta gravità. I consiglieri della lista Vivarelli Colonna, Renato Algeri e Olga Ciaramella, nei loro interventi sono riusciti a concentrare l’intera galassia degli stereotipi e della disinformazione che ruota intorno al mondo Lgbt, e che costituisce il più micidiale combustibile per continuare ad alimentare quella ‘cultura’ che, purtroppo, ancora nel 2019 affligge la nostra società».

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