Il dubbio della Corte Costituzionale austrica sul matrimonio egualitario che può cambiare anche la nostra storia

Forse le unioni civili per le coppie dello stesso sesso, mentre le coppie etero si sposano, sono incostituzionali. Quindi, bisognerebbe eliminare la discriminazione e permettere a tutti di accedere al matrimonio. È il dubbio che ha sollevato la Corte Costituzionale austriaca con un testo pubblicato e tradotto ieri dal sito Articolo 29. Un dubbio che potrebbe definitivamente aprire la strada al matrimonio egualitario in Austria. Se così fosse, l’Italia resterebbe l’unico paese dell’Europa (insieme alla Svizzera) occidentale ad avere solo le unioni civili. Ma andiamo con ordine.

L’origine della questione

Tutto nasce dal caso sollevato da una coppia di donne, unite civilmente, che nel maggio 2015 hanno chiesto al segretario comunale di Vienna di potersi sposare. La loro richiesta è stata respinta. Le due donne, dunque, si sono rivolte al tribunale, ma anche in questo caso si sono viste rispondere negativamente. A quel punto la coppia ha fatto ricorso alla Corte Costituzionale sostenendo che fosse stato violato il diritto alla non discriminazione in base al sesso e all’orientamento sessuale, oltre che il diritto a sposarsi.

L’unione civile che avevano celebrato, infatti, non garantiva loro il riconoscimento del loro legame come stabile, duraturo ed esclusivo al pari del matrimonio. Il codice civile austriaco recita infatti: “I rapporti di famiglia sono fondati sul matrimonio. Nel contratto di matrimonio due persone di sesso diverso dichiarano, conformemente alla Legge, la loro volontà di vivere un’inscindibile comunione di vita, di generare ed educare figli, e di prestarsi reciprocamente assistenza”.

La discriminazione sancita per legge

Ed è proprio su quel “di sesso diverso” che è sorto il dubbio di costituzionalità. I giudici costituzionali hanno ritenuto ammissibile il ricorso delle due donne per quanto riguarda il codice civile austriaco. Ma quella espressione (“di sesso diverso”, appunto) è il presupposto su cui si basa anche la legge sulle unioni civili, riservate solo alle coppie dello stesso sesso. Per la Corte “questa differenza di trattamento non può essere mantenuta senza discriminare inammissibilmente le coppie omosessuali con riguardo al loro orientamento sessuale”. Per questa ragione, la Corte ha esteso i suoi dubbi alla legge sulle unioni civili.

Tanto più che, con il passare del tempo, delle sentenze e delle modifiche, le unioni civili sono diventate, negli effetti, uguali al matrimonio. Continuare a usare due istituti diversi, scrivono i giudici “potrebbe esprimere che le persone con orientamento omosessuale, dalla prospettiva del principio di uguaglianza non siano ancora uguali alle persone di orientamento eterosessuale”. Ma la discriminazione sussiste anche perché essere uniti civilmente invece che sposati, cosa che risulta sui documenti delle persone, le costringe a palesare il proprio orientamento sessuale anche in situazioni in cui non sarebbe richiesto.

Cosa significa per l’Italia?

Ora la Corte Costituzionale dovrà esprimersi sul dubbio sollevato da lei stessa. Come sottolinea Articolo29, se la decisione dei giudici costituzionali dovesse essere quella di ampliare il matrimonio a tutte le coppie, l’Italia resterebbe in compagnia solo della Svizzera, della Grecia e del Liechtenstein. Vale la pena ricordare che, quanto meno in una fase iniziale, la legge sulle unioni civili italiana era ispirata al “modello tedesco”, da cui nasce anche la legge austriaca. Ora la Germania ha approvato il matrimonio egualitario e l’Austria sembra molto vicina a farlo.

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