“Stiamo tutti bene”: la storia di Giulia, della sua compagna e del loro bimbo che diventerà una serie TV

Un sorriso felice, manine paffute, occhi “di sole e di mare”. Molti immaginano così i loro futuri bambini, quando si apprestano a diventare genitori. Magari non tra una palma e un chiringuito su un isola tropicale, come fa Giulia Gianni. Di certo, per molti, alla confessione emozionata e a bassa voce di questo desiderio segue un tentativo di dare a questo sogno un piccolo corpo e un viso. giulia_gianni_famiglia_libro1Giulia, invece, ha dovuto aspettare sette anni. Non è stata una scelta, ma un obbligo. Perché la persona con cui Giulia, su un isola spagnola, confessava di voler diventare madre era una bella ragazza bionda.

E a loro, oltre che la legge, a impedire di diventare madri c’era anche la paura. La paura di una società che avrebbe potuto far soffrire il loro “piccolo nano”. Gli anni però sono passati, e Giulia e la sua bionda hanno deciso di smettere di aspettare e hanno intrapreso uno dei viaggi più belli che la vita conceda: quello della genitorialità. Il diario di questo viaggio mirabolante, doloroso e bellissimo oggi è un libro (che presto sarà una serie TV, firmata da Ivan Cotroneo) edito dalla Nave di Teseo: “Stiamo tutti bene”.

L’ironia per vincere la battaglia

Un libro voluminoso, ma che a chi lo legge lascia l’amarezza che non sia ancora più lungo, perché si lascia leggere con affascinante rapidità e gusto. Soprattutto grazie a un pregio che lo pervade dalla prima all’ultima pagina: la capacità di far ridere. Leggendo, dal viaggio nelle cliniche europee per la fecondazione assistita fino all’avventura della gravidanza, non è raro essere colti da eccessi di risa dovuti a uno stile di scrittura vitale e fresco che, se si può classificare come leggero, è il mezzo più efficace per affrontare un tema profondo come quello delle famiglie arcobaleno.

Il motivo lo spiega la stessa autrice, presentando il volume al Salone del Libro di Torino, nell’ambito degli eventi promossi dal Coordinamento Torino Pride. La risata, dice, è il migliore dei mezzi per contrastare gli omofobi, perché “l’autoironia li mette in difficoltà, perché una parte di loro empatizza, e se questo succede la battaglia è vinta”.
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Famiglie di serie A e famiglie di serie C2

Con il potere della risata Giulia Gianni mette a nudo la propria vicenda personale ed intima, che non lesina sulle difficoltà, le ansie, le paure, il senso di colpa di chi sa di aver perso molto tempo per realizzare un sogno che, quando si è realizzato, ha trovato un mondo molto più accogliente di quanto le convenzioni delle madri si aspettassero. Un mondo popolato persino di vicine di casa pervase di fanatismo religioso che sono le prime a congratularsi con due madri per la nascita del loro piccolo, e pazienza se cercano di battezzarlo di nascosto.
Una società nella quale l’esistenza legislativa di “famiglie di serie A e famiglie di serie C2”, sembra non esistere, per un attimo.

Un solco che invece esiste, in tutta la sua crudeltà, come ricorda Mauizio Gelatti. Derivato anche da una legge che Giulia Gianni definisce “zoppa”, che dimentica la parte più importante della società, ma che nel suo silenzio per quanto riguarda le famiglie arcobaleno non potrà tacitarne il desiderio di diventare genitori.

Non tacere la felicità, con nessuno

giulia_gianni_famiglia_libro2L’autrice vuole però rimanere ottimista, circa il futuro del suo bambino e delle migliaia di figli di famiglie omogenitoriali che già sono parte delle giovani generazioni.
A giustificare i pensieri positivi la reazione del mondo che la circonda, che ha ben capito che la quotidianità di una famiglia arcobaleno non è che la normale e banale esistenza di una famiglia, senza aggettivi. Che comunicare ai propri genitori che stanno per diventare nonni – anche quando per accogliere un coming out avevano avuto bisogno di tempo – porta la medesima incontrollata commozione.

E il desiderio, anche da parte loro, di non tacere con nessuno, nemmeno alla signora della pasta all’uovo, la felicità di una figlia, che considera “giusto verso suo figlio” non dover nascondersi davanti a nessuno.
Una realtà che le fa “chiedere scusa a mio figlio” del tempo perso. In cui non tutto è facile, ma in cui il sorriso e il desiderio di non tacere danno la forza di affrontare tutte le paure.
A superare le difficoltà, tra picchi e cadute, basta poi la forza dell’attesa per un figlio desiderato, figlio dell’amore, uno dei tanti che, dal loro chiringuito, aspetta che le mamme vadano a prenderlo.

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